venerdì 22 luglio 2016

PAURA DELLA MORTE

Chi di noi non ha mai provato paura per qualcosa o qualcuno della propria vita?! Le sensazioni che proviamo quando abbiamo paura non sono affatto piacevoli, pertanto tendiamo naturalmente a sfuggire da esse! Eppure la paura è un'emozione fondamentale, funzionale per la sopravvivenza dell'uomo perché permette di individuare le situazioni di pericolo. Talvolta però quest’emozione può essere così intensa da diventare invasiva, ingestibile, spesso paralizzante, impedendo a chi la vive di agire. Solitamente la paura diminuisce o è meno intensa quando sappiamo di avere sotto controllo la situazione che ci allarma mediante la ricerca razionale di una soluzione al nostro problema.  È importante dunque che si impari fin da piccoli delle tecniche per gestire le nostre paure. Tutte le paure originano da una fondamentale che è la paura della morte, dalla consapevolezza che un giorno moriremo. Questo è l'elemento irrisolvibile che crea tutte le altre paureSe pensiamo a cosa ci spaventa effettivamente della morte, probabilmente vedremo che è il nulla, l’ignoto, il vuoto, l’idea che di noi non resti niente, la fine di tutto, la perdita degli affetti, dell’amore, delle emozioni che la vita ci regala, ma soprattutto la consapevolezza che la morte è inevitabile. 

La morte si teme poiché sfugge completamente al  controllo dell’uomo. La paura della morte sopraggiunge, spesso, prima di andare a dormire, perché legata a quella “morte temporanea”, intesa come assenza di sé, che è il sonno. La paura della morte è comune alla maggior parte delle culture e varia a seconda dell’età di un individuo, ad esempio i bambini pensano di non morire, che muoiano gli altri e parlano della morte  praticamente senza timore, anzi spesso giocano “a fare il morto”. Poi, crescendo, si rendono conto che anche per loro la morte è inevitabile; nella pre-adolescenza iniziano i primi timori legati alla fine. Queste paure aumentano sempre più finché nell’età adulta si arriva a considerare la morte un vero e proprio tabù cercando di evitare l’argomento ogni volta che  esce fuori. Ci sono persone che hanno paura della propria morte e quelle che invece temono maggiormente la morte di una persona cara. Ad ogni modo la paura della morte è del tutto normale . Dopo tutto abbiamo detto che  la morte è qualcosa che è fuori dal nostro controllo ed è  inevitabile. Questa combinazione produce panico, ansia e anche confusione. Se la paura di morire è troppo intensa, troppo frequente, sproporzionata, blocca o crea seri problemi alla persona nella sua vita, manifestandosi anche con degli attacchi di panico.
La paura di morire è il nucleo centrale dell’attacco di panico.  Il soggetto teme di avere un attacco cardiaco, di sentirsi male, di svenire, di morire, di impazzire, di perdere il controllo. In genere dopo alcuni attacchi la persona impara ad evitare le situazioni dove gli attacchi si sono verificati. Questi attacchi nascono spesso in un periodo di vita in cui avvenimenti avversi hanno colpito il senso di sicurezza affettiva di una persona. La componente ansiosa della persona innesta sulla paura manifestazioni psicosomatiche. Per uscirne è necessario combattere l’ansia e l’insicurezza che è alla base. Non bisogna fermarsi solo al sintomo ma indagare anche le cause. La terapia psicologica aiuta l'individuo a superare le proprie paure innanzitutto cercando di capire se quella del soggetto è una paura localizzata e superficiale, legata a un trauma specifico oppure se è una paura di tipo esistenziale, più profonda. In quest’ultimo caso dietro a quella paura c'è un'insicurezza di fondo, una mancanza di autostima e dunque la terapia psicologica consisterà nel risalire all’origine di questo stato di crisi.


Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta
Napoli - Santa Maria Capua Vetere (CE) - Calvi Risorta (CE)
cell. 3333072104

lunedì 8 aprile 2013

ADOLESCENZA E INNAMORAMENTO


L’evento che segna l’inizio dell’adolescenza è lo sviluppo puberale. I cambiamenti fisici e corporei che esso comporta sono irreversibili e testimoniano la fine di una condizione, quella di bambino, e l’inizio di nuove modalità di relazionarsi sul piano affettivo.
Nel periodo adolescenziale si completa il processo dell’individuazione affettiva, attraverso il quale i ragazzi spostano i loro investimenti affettivi fuori dalla famiglia d’origine. L’innamoramento e l’amore favoriscono, in questo periodo di vita, l’approfondimento delle...Continua a leggere qui!

IL LUTTO PERINATALE


Il lutto perinatale è per i genitori un’esperienza di intenso dolore e sofferenza per la perdita di un figlio atteso e perso durante la gravidanza o al momento del parto o nel periodo immediatamente vicino alla nascita. E’ un evento che, soprattutto nei primi tempi, lascia nella coppia un...Continua a leggere qui!

LA NASCITA DEL PRIMO FIGLIO


In seguito alla nascita del primo figlio la coppia si trasforma in famiglia e acquisisce un nuovo legame, quello genitoriale, che durerà per sempre: si può smettere di essere coppia ma si sarà madre e padre del proprio bambino per sempre. E’ importante in questa fase della vita che…Continua a leggere qui!

IL LUTTO NELL’ADOLESCENZA

Il processo di elaborazione del lutto è sempre estremamente complesso, ma quando la morte di un genitore o di una persona cara avviene durante l’adolescenza tutto risulta ancora più complesso. Sappiamo che l’adolescenza, con i suoi grandi mutamenti fisici, biologici, ormonali, psicologici, comportamentali è la fase di transizione più critica della vita. In poco tempo…Continua a leggere qui!

giovedì 17 gennaio 2013

TERRORE NOTTURNO

Il Terrore Notturno (chiamato anche Pavor Nocturnus) è un disturbo tipico dell’età infantile, e si caratterizza per un parziale risveglio dal sonno profondo accompagnato da grida, agitazione intensa, pallore, sudorazione, tachicardia, respiro accelerato. Il bambino appare inconsolabile, poco responsivo agli stimoli ambientali e, se svegliato, è confuso, disorientato e non riconosce le persone vicine. A volte può scendere dal letto, camminare, e/o urlare per la casa terrorizzato. Subito dopo essere stato svegliato o al mattino successivo il bambino non ricorda nulla dell'evento. È un disturbo del sonno che, pur rientrando nelle parasonnie (alterazioni della normale struttura del sonno), si presenta più come una crisi d’ansia.

SINTOMI
Durante un episodio di terrore notturno, una persona può:
- sedersi sul letto
- gridare, piangere
- avere rigidità muscolare
- sudare, respirare pesantemente o avere tachicardia
- non riuscire a risvegliarsi
- essere inconsolabile
- scendere dal letto e correre intorno alla casa
- impegnarsi in comportamenti violenti (più comune negli adulti)
- stare con gli occhi spalancati
- non ricordare nulla al mattino.

DURATA DEGLI EPISODI
Gli episodi, si verificano di solito nel primo terzo della notte, e la durata dell’episodio può durare da alcuni secondi a 10 minuti, ma in alcuni casi può arrivare anche a mezzora. Il disturbo mostra una graduale e spontanea remissione nel tempo.

QUANDO COMPARE IL DISTURBO
I terrori notturni sono relativamente rari, e colpiscono solo una piccola percentuale di bambini, spesso di età compresa tra i 3 e 12 anni. Anche se i terrori notturni sono più comuni nei bambini, possono colpire anche gli adulti di età compresa tra di 20 e i 30 anni. Tuttavia  di solito il terrore notturno non è motivo di preoccupazione essendo un fenomeno benigno e transitorio.

RAPPORTO TRA TERRORI NOTTURNI E ALTRI DISTURBI PSICOLOGICI
I bambini con terrori notturni non hanno una maggiore incidenza di disturbi mentali o di psicopatologia rispetto alla popolazione generale.
Al contrario, in età adulta, è più elevata l’incidenza di problematiche psicopatologiche correlate, quali il Disturbo Post-traumatico da Stress e soprattutto i Disturbi d'Ansia. I Disturbi di Personalità a cui si associano i terrori notturni sono il Disturbo Dipendente, Schizoide e Borderline.

DIAGNOSI
Per la diagnosi può essere fatto un esame fisico o psicologico per identificare eventuali condizioni che possono contribuire. Lo studio del sonno (polisonnografia) in un laboratorio del sonno durante la notte è indicato nel caso in cui si renda necessaria una diagnosi differenziale con episodi di natura epilettica in sonno oppure si sospetti la presenza contemporanea di disturbi respiratori in sonno. Per il resto, la diagnosi sulla base della storia clinica può essere sufficiente.
La diagnosi differenziale deve essere fatta anche con gli incubi, tipici della fase REM del sonno, da cui si differenziano per la fase del sonno interessata (prima parte del sonno nel caso dei terrori notturni, fase centrale/ultima parte nel caso degli incubi), ma anche per il fatto che generalmente il sognatore di un incubo si sveglia dal sogno e ricorda i dettagli, mentre una persona che ha un episodio di terrore  rimane addormentata e ha una totale amnesia dell’episodio al mattino.
I terrori notturni, inoltre, devono essere distinti anche da episodi di attacchi di panico notturni che consistono in un risveglio associato a tachicardia, sudorazione e sensazione di soffocamento.
Spesso, le manifestazioni del terrore notturno si sovrappongono a quelle del sonnambulismo da cui il terrore notturno si differenzia per l’attivazione del sistema nervoso autonomo (palpitazioni, sudorazione, tremore, rossore) e l’espressione di terrore.

CAUSE
Vari fattori possono scatenare un episodio di terrore notturno:
- privazione del sonno
- fatica
- stress
- ansia
- febbre (nei bambini)
- dormire in un ambiente non familiare
- luci e rumori
- disturbi respiratori
- familiarità: c’è un rischio 10 volte maggiore di sviluppare terrori notturni se almeno uno dei parenti stretti ha sperimentato questo o altre parasonnie (es. sonnambulismo) nella propria vita.

COMPLICAZIONI
I terrori non sono necessariamente un problema. Possono però causare eccessiva sonnolenza diurna, che può portare a difficoltà a scuola (o al lavoro, nel caso di persone adulte), o problemi con le attività quotidiane . Gli episodi di terrore durante il sonno possono generare disagio nelle relazioni sociali ed affettive. La persona, infatti, può cominciare ad evitare situazioni nelle quali gli altri potrebbero rendersi conto del disturbo, come andare in campeggio, dormire da amici o compagni (o dormire con il partner, nel caso di adulti).
Danneggiare se stessi o  altri è un'altra possibile complicanza rara. Occasionali terrori notturni di solito non sono un motivo di preoccupazione.
E’ importante consultare uno specialista se:
- diventano più frequenti
- disturbano il sonno
- causano al bambino la paura di andare a dormire
- portano a comportamenti pericolosi o lesivi
- sembrano seguire lo stesso modello di volta in volta.

TRATTAMENTI
Se i terrori notturni hanno una frequenza inferiore ad un episodio a settimana e non mettono a rischio di incidenti il bambino il trattamento non è necessario.
Se il terrore notturno è  associato ad una condizione di base medica o psicologica, il trattamento è volto al problema di fondo. Se lo stress o l'ansia sembrano contribuire, è fondamentale l'incontro con uno psicoterapeuta.
Il trattamento farmacologico è utilizzato soltanto in casi estremi (episodi frequenti o rischiosi per l’incolumità del bambino), in quanto potrebbe causare degli effetti collaterali.

COME INTERVENIRE A CASA?
Solitamente quando i genitori vedono il proprio figlio agitarsi e piangere durante la notte in preda al terrore, si sentono impotenti e si agitano a loro volta cercando di fermare in ogni modo la crisi di terrore del piccolo. 


E’ importante adottare alcuni comportamenti al fine di calmare il bambino senza arrecargli danno:
1) Quando il bambino ha una crisi di terrore, è importante mantenere la calma. Non scuoterlo mai né tantomeno gridare in presenza di un episodio di terrore notturno, questo peggiorerebbe le cose. Molto meglio aspettare e calmare il bambino con tranquillità. Talvolta il sentimento di impotenza nei confronti del bambino è forte ma è importante non farlo spaventare maggiormente.
2) Durante l’attacco di terrore il bambino non sarà sveglio. Quando si accorre da lui, bisogna fare attenzione a non svegliarlo prendendolo in braccio, poiché ciò potrebbe peggiorare e prolungare ancora di più la crisi in corso. Piuttosto, è possibile accarezzarlo con dolcezza facendogli comunque percepire la vostra presenza al suo fianco. Anche se lui urlerà e piangerà per alcuni istanti, è importante cercare di parlargli a bassa voce.
3) Probabilmente, se il bambino ha avuto una crisi, la causa sarà da ricercare in qualche avvenimento accaduto durante la giornata, che ha in qualche modo generato stress e tensione in lui. Pertanto è importante cercare di limitare gli stimoli nel corso della giornata e curare l’igiene del sonno (mantenere un regolare ritmo sonno veglia, evitare caffeina e coca-cola, ecc…).
4) Infine è controproducente riferire al bambino, il giorno seguente, quanto avvenuto durante la notte poiché questo potrebbe causare disturbi d’ansia.
                                               Dott.ssa Rita Manzo