venerdì 22 giugno 2012

COME AIUTARE UN BAMBINO AD AFFRONTARE LA PERDITA DI UNA PERSONA CARA



La perdita di una persona cara è un evento molto doloroso e traumatico, soprattutto per i bambini. I genitori che stanno attraversando un periodo di lutto spesso sono in difficoltà quando devono spiegare ad un bambino che un loro familiare o un caro amico è venuto a mancare e spesso hanno anche la tendenza ad evitare l'argomento per proteggere i propri figli. Tuttavia, arriva un momento in cui non si può eludere questa verità. E’ importante garantire al bambino che ha perso una persona cara un costante percorso di accompagnamento e contenimento emotivo. E’ fondamentale imparare il modo giusto per aiutare il piccolo ad affrontare e superare questo triste momento. Le seguenti linee guida possono rendere questo processo più semplice.

1) Siate onesti con i bambini e incoraggiateli a porvi domande. Questo può essere difficile perché non si hanno tutte le risposte. Ma è importante per creare un’atmosfera di comfort e di apertura, e fargli capire che non c’è un unico modo di affrontare questa perdita, c’è chi piange e chi invece, soffre dentro.

2) E’ possibile spiegare che cos’è la morte ai bambini sin dai primissimi anni. E’ bene considerare l'età di un bambino e la sua capacità di capire le idee complesse. I bambini non hanno una comprensione matura della morte fino all'età di otto o nove anni. I più piccoli possono pensare che la morte è qualcosa di temporaneo, e che la persona che li ha lasciati tornerà in futuro.

3) Utilizzare termini precisi quando si parla di morte. Le persone spesso utilizzano come sinonimo di morte il termine "perdere" una persona cara. I bambini potrebbero farsi l’idea che  la persona può essere “ritrovata”. Spesso si usano  immagini fantasiose, come "il nonno ha raggiunto la nonna in cielo" o anche "è partito per un lungo viaggio"... all'inizio questa strategia può essere una soluzione, tuttavia essa ha i suoi limiti, rischiando di confondere il bambino. 
La cosa migliore è affrontare l'argomento in modo semplice ed onesto, senza paroloni. E’ inutile dire ad un bambino che la morte è temporanea e che chi è morto si assenterà per un lungo periodo. Bisogna spiegargli, semplicemente, che non ritornerà. All’inizio questo fatto potrebbe essere difficile da mandar giù, ma col tempo l’accettazione sarà meno dolorosa. Puoi ammettere, invece, al tuo bambino che non sai assolutamente che cosa succede dopo la morte. Questo dialogo gli permetterà di cominciare a riflettere. Per spiegare la morte c’è bisogno di termini semplici in quanto fino all’età di cinque - sei anni, la visione del mondo dei bambini è molto letterale. Così se colui che è morto era malato o anziano, si potrebbe spiegare, per esempio, che il corpo della persona non funzionava più e che i medici non potevano risolvere il problema. Se qualcuno muore improvvisamente, come in un incidente, si potrebbe spiegare cosa è accaduto, cioè che a causa di questo evento molto triste il corpo della persona ha smesso di funzionare. Potrebbe essere necessario spiegare che “morire” significa che il corpo ha smesso di funzionare e che non può essere “aggiustato”. L’aspetto positivo di ciò è che una persona morta non soffre più, non prova più dolore, freddo, fame… I bambini così piccoli hanno spesso difficoltà a capire che tutte le persone e gli esseri viventi alla fine muoiono e che questa situazione sia definitiva e che quindi la persona non tornerà più. Per questo il bambino avrà la tendenza a continuare a chiedere dove sta la persona amata o quando la persona ritornerà anche dopo avergli spiegato che non tornerà più. Per quanto frustrante questo sia, continuate a ribadire con calma che la persona è morta e non può ritornare.

4) Niente bugie ai bambini! è essenziale parlare subito col piccolo della perdita, senza aspettare che si stupisca di non vedere più quella la persona da un po’ di tempo. Evitare l’argomento o inventarsi storie ai confini della realtà genera solo confusione e angoscia nel bambino. I piccoli sono perfettamente in grado di capire il nostro dolore e sanno essere anche capaci di consolarci.

5) E’ necessario  spiegare al bambino che, se quella persona non è più presente fisicamente, lo sarà sempre nel suo cuore e lo accompagnerà nel corso della vita. Una fotografia appesa alla parete o un oggetto appartenente alla persona defunta possono essere utili per alleviare temporaneamente il suo dolore.

6) E’ utile far assistere il bambino al funerale. Ciò gli permetterà di capire meglio ciò che accade e trarre beneficio dal sostegno dei familiari, ma gli consentirà anche di poter piangere liberamente. Se il bambino lo desidera, può anche vedere il corpo del defunto e mettere una fotografia, un oggetto o un disegno nella bara.

7) Ricordate che i bambini non possono tollerare lunghi periodi di tristezza. Ciò significa che si può decidere di farli giocare e partecipare alle loro attività abituali. Questo non significa che essi non amano la persona che è morta, né significa che mancano di rispetto. Va bene permettere o incoraggiare i bambini a divertirsi come facevano prima della morte.

8) A volte capita che il bambino abbia dei sensi di colpa e possa sentirsi responsabile della morte di una persona cara perché convinto di non aver amato abbastanza il proprio caro in vita, oppure per avere pensato in passato cose cattive su di lui, o di avere desiderato la morte di questa persona per rabbia momentanea. In questo caso è bene spiegargli che non è colpa sua e capita a tutti di pensare cose cattive, ma che i pensieri non uccidono le persone.

9) Bisogna essere sempre presenti ed evitare di lasciare il bambino solo col suo dolore, rispettando i suoi ritmi. Alcuni bambini chiedono più coccole e attenzioni. Questo è sintomo del fatto che vivono male il decesso e hanno difficoltà ad accettare il lutto. Dite loro che li amate e, che anche se siete tristi o piangete, li amerete sempre e vi prenderete cura di loro. E’ bene uscire più spesso con loro e cercare di condividere maggiori momenti di relax e di coccole.

10) I cambiamenti nel comportamento del bambino (aggressività, isolamento sociale, disturbi del sonno, indifferenza) potrebbero essere il segnale che egli sta vivendo dei problemi connessi con la morte. In questi casi, è opportuno farsi consigliare da uno specialista. 
Dott.ssa Rita Manzo

lunedì 11 giugno 2012

BALBUZIE



La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono. Consiste in contrazioni spastiche, a carico delle funzioni, della regolarità e del ritmo della muscolatura fonorespiratoria. Si trova nell’1% circa dei bambini, in maggioranza maschi. 
Si distingue la balbuzie tonica, con blocco ed impossibilità di emettere un suono per un certo periodo, e la balbuzie clonica, caratterizzata da una ripetizione involontaria, interrotta ed esplosiva di una sillaba, spesso la prima della frase. Questi due tipi di balbuzie spesso coesistono. 

La balbuzie spesso si accompagna a diversi movimenti motori: contrazione del viso, tic o gesti variabili più o meno stereotipi del viso, della mano, degli arti inferiori; sono spesso associate anche manifestazioni emotive (arrossamenti, disagi, sudorazione delle mani). Compare in genere tra i 3 e i 5 anni. Più tardi, nell’infanzia o nell’adolescenza, una balbuzie può sopravvenire, talvolta all’improvviso, dopo uno shock affettivo o emozionale. 
Le diverse indagini neurofisiologiche non hanno permesso di scoprire nessuna anomalia funzionale, ciò è confermato anche dalla variabilità della balbuzie da un giorno all’altro in base all’interlocutore, allo stato affettivo del soggetto stesso ed al contenuto del suo discorso. La balbuzie si accentua quando la relazione è in grado di scatenare un’emozione e si attenua o sparisce quando le emozioni sono più facilmente controllate, ad esempio quando canta, ripete un testo che conosce a memoria, parla con un animale domestico o con se stesso.
Le cause della balbuzie possono essere suddivise in tre gruppi principali:
Cause Organiciste: la normale fluenza viene ostacolata da un quadro logopatico instabile, da lesioni cerebro-corticali, da insufficienze dell'apparato fonatorio. 
Cause Psicogenetiche: la disfluenza del linguaggio ha origine intima, nervosa e il fenomeno, fortemente intermittente, aumenta sistematicamente in situazioni intensamente emotive. 
Cause Linguistiche: il normale flusso verbale viene interrotto a causa di incertezze terminologiche, sintattiche e grammaticali, costringendo il bambino a continue varianti rispetto alla elaborazione primaria del pensiero. 
E’ ampiamente dimostrata la maggior predisposizione alla balbuzie dei bambini nati in realtà familiari ove vi siano soggetti affetti da tale disturbo.
Alcuni studiosi hanno presentato lavori che dimostrano in modo attendibile un coinvolgimento del sistema nervoso centrale (snc) e hanno quindi avallato la componente neuro-fisiologica della balbuzie.
I bambini balbuzienti sono soggetti del tutto normali psichicamente, e con una grandissima sensibilità.

Se in alcuni casi la balbuzie si attenua o sparisce spontaneamente con l’età, la possibilità di una sua persistenza e l’ostacolo relazionale che essa rappresenta giustificano l’approccio terapeutico. A livello terapeutico si può fare molto per migliorare la fluenza verbale del bambino. Quanto più il trattamento della balbuzie è precoce tanto più è rapido e i risultati saranno migliori. E’ tra i 5 e i 7 anni che la terapia deve essere intrapresa, per evitare che la balbuzie diventi nel tempo troppo severa e si cronicizzi. Dopo i 10 anni e, quindi, nell’adolescenza, i trattamenti diventano difficili e i risultati relativi al sintomo, dubbi.
Trattamento balbuzie:
-Le tecniche Logopediche/Fonoiatriche cercano di agire direttamente sul sintomo migliorando e regolando: la coordinazione del sistema pneumo-fono-articolatorio , l'atto respiratorio, la ripetizione sillabica , la ritmica del linguaggio, l'articolazione dell'atto fonatorio e la coordinazione muscolare.
-Le tecniche psicologiche hanno come obiettivo il rafforzamento dell'Io e partono dalla convinzione che sia la repressione di impulsi non coscienti a generare i problemi di controllo dei logo-spasmi. Le tecniche psicologiche si propongono di far evolvere la personalità del bambino.


                                   Dott.ssa Rita Manzo