lunedì 8 aprile 2013

ADOLESCENZA E INNAMORAMENTO


L’evento che segna l’inizio dell’adolescenza è lo sviluppo puberale. I cambiamenti fisici e corporei che esso comporta sono irreversibili e testimoniano la fine di una condizione, quella di bambino, e l’inizio di nuove modalità di relazionarsi sul piano affettivo.
Nel periodo adolescenziale si completa il processo dell’individuazione affettiva, attraverso il quale i ragazzi spostano i loro investimenti affettivi fuori dalla famiglia d’origine. L’innamoramento e l’amore favoriscono, in questo periodo di vita, l’approfondimento delle...Continua a leggere qui!

IL LUTTO PERINATALE


Il lutto perinatale è per i genitori un’esperienza di intenso dolore e sofferenza per la perdita di un figlio atteso e perso durante la gravidanza o al momento del parto o nel periodo immediatamente vicino alla nascita. E’ un evento che, soprattutto nei primi tempi, lascia nella coppia un...Continua a leggere qui!

LA NASCITA DEL PRIMO FIGLIO


In seguito alla nascita del primo figlio la coppia si trasforma in famiglia e acquisisce un nuovo legame, quello genitoriale, che durerà per sempre: si può smettere di essere coppia ma si sarà madre e padre del proprio bambino per sempre. E’ importante in questa fase della vita che…Continua a leggere qui!

IL LUTTO NELL’ADOLESCENZA

Il processo di elaborazione del lutto è sempre estremamente complesso, ma quando la morte di un genitore o di una persona cara avviene durante l’adolescenza tutto risulta ancora più complesso. Sappiamo che l’adolescenza, con i suoi grandi mutamenti fisici, biologici, ormonali, psicologici, comportamentali è la fase di transizione più critica della vita. In poco tempo…Continua a leggere qui!

giovedì 17 gennaio 2013

TERRORE NOTTURNO

Il Terrore Notturno (chiamato anche Pavor Nocturnus) è un disturbo tipico dell’età infantile, e si caratterizza per un parziale risveglio dal sonno profondo accompagnato da grida, agitazione intensa, pallore, sudorazione, tachicardia, respiro accelerato. Il bambino appare inconsolabile, poco responsivo agli stimoli ambientali e, se svegliato, è confuso, disorientato e non riconosce le persone vicine. A volte può scendere dal letto, camminare, e/o urlare per la casa terrorizzato. Subito dopo essere stato svegliato o al mattino successivo il bambino non ricorda nulla dell'evento. È un disturbo del sonno che, pur rientrando nelle parasonnie (alterazioni della normale struttura del sonno), si presenta più come una crisi d’ansia.

SINTOMI
Durante un episodio di terrore notturno, una persona può:
- sedersi sul letto
- gridare, piangere
- avere rigidità muscolare
- sudare, respirare pesantemente o avere tachicardia
- non riuscire a risvegliarsi
- essere inconsolabile
- scendere dal letto e correre intorno alla casa
- impegnarsi in comportamenti violenti (più comune negli adulti)
- stare con gli occhi spalancati
- non ricordare nulla al mattino.

DURATA DEGLI EPISODI
Gli episodi, si verificano di solito nel primo terzo della notte, e la durata dell’episodio può durare da alcuni secondi a 10 minuti, ma in alcuni casi può arrivare anche a mezzora. Il disturbo mostra una graduale e spontanea remissione nel tempo.

QUANDO COMPARE IL DISTURBO
I terrori notturni sono relativamente rari, e colpiscono solo una piccola percentuale di bambini, spesso di età compresa tra i 3 e 12 anni. Anche se i terrori notturni sono più comuni nei bambini, possono colpire anche gli adulti di età compresa tra di 20 e i 30 anni. Tuttavia  di solito il terrore notturno non è motivo di preoccupazione essendo un fenomeno benigno e transitorio.

RAPPORTO TRA TERRORI NOTTURNI E ALTRI DISTURBI PSICOLOGICI
I bambini con terrori notturni non hanno una maggiore incidenza di disturbi mentali o di psicopatologia rispetto alla popolazione generale.
Al contrario, in età adulta, è più elevata l’incidenza di problematiche psicopatologiche correlate, quali il Disturbo Post-traumatico da Stress e soprattutto i Disturbi d'Ansia. I Disturbi di Personalità a cui si associano i terrori notturni sono il Disturbo Dipendente, Schizoide e Borderline.

DIAGNOSI
Per la diagnosi può essere fatto un esame fisico o psicologico per identificare eventuali condizioni che possono contribuire. Lo studio del sonno (polisonnografia) in un laboratorio del sonno durante la notte è indicato nel caso in cui si renda necessaria una diagnosi differenziale con episodi di natura epilettica in sonno oppure si sospetti la presenza contemporanea di disturbi respiratori in sonno. Per il resto, la diagnosi sulla base della storia clinica può essere sufficiente.
La diagnosi differenziale deve essere fatta anche con gli incubi, tipici della fase REM del sonno, da cui si differenziano per la fase del sonno interessata (prima parte del sonno nel caso dei terrori notturni, fase centrale/ultima parte nel caso degli incubi), ma anche per il fatto che generalmente il sognatore di un incubo si sveglia dal sogno e ricorda i dettagli, mentre una persona che ha un episodio di terrore  rimane addormentata e ha una totale amnesia dell’episodio al mattino.
I terrori notturni, inoltre, devono essere distinti anche da episodi di attacchi di panico notturni che consistono in un risveglio associato a tachicardia, sudorazione e sensazione di soffocamento.
Spesso, le manifestazioni del terrore notturno si sovrappongono a quelle del sonnambulismo da cui il terrore notturno si differenzia per l’attivazione del sistema nervoso autonomo (palpitazioni, sudorazione, tremore, rossore) e l’espressione di terrore.

CAUSE
Vari fattori possono scatenare un episodio di terrore notturno:
- privazione del sonno
- fatica
- stress
- ansia
- febbre (nei bambini)
- dormire in un ambiente non familiare
- luci e rumori
- disturbi respiratori
- familiarità: c’è un rischio 10 volte maggiore di sviluppare terrori notturni se almeno uno dei parenti stretti ha sperimentato questo o altre parasonnie (es. sonnambulismo) nella propria vita.

COMPLICAZIONI
I terrori non sono necessariamente un problema. Possono però causare eccessiva sonnolenza diurna, che può portare a difficoltà a scuola (o al lavoro, nel caso di persone adulte), o problemi con le attività quotidiane . Gli episodi di terrore durante il sonno possono generare disagio nelle relazioni sociali ed affettive. La persona, infatti, può cominciare ad evitare situazioni nelle quali gli altri potrebbero rendersi conto del disturbo, come andare in campeggio, dormire da amici o compagni (o dormire con il partner, nel caso di adulti).
Danneggiare se stessi o  altri è un'altra possibile complicanza rara. Occasionali terrori notturni di solito non sono un motivo di preoccupazione.
E’ importante consultare uno specialista se:
- diventano più frequenti
- disturbano il sonno
- causano al bambino la paura di andare a dormire
- portano a comportamenti pericolosi o lesivi
- sembrano seguire lo stesso modello di volta in volta.

TRATTAMENTI
Se i terrori notturni hanno una frequenza inferiore ad un episodio a settimana e non mettono a rischio di incidenti il bambino il trattamento non è necessario.
Se il terrore notturno è  associato ad una condizione di base medica o psicologica, il trattamento è volto al problema di fondo. Se lo stress o l'ansia sembrano contribuire, è fondamentale l'incontro con uno psicoterapeuta.
Il trattamento farmacologico è utilizzato soltanto in casi estremi (episodi frequenti o rischiosi per l’incolumità del bambino), in quanto potrebbe causare degli effetti collaterali.

COME INTERVENIRE A CASA?
Solitamente quando i genitori vedono il proprio figlio agitarsi e piangere durante la notte in preda al terrore, si sentono impotenti e si agitano a loro volta cercando di fermare in ogni modo la crisi di terrore del piccolo. 


E’ importante adottare alcuni comportamenti al fine di calmare il bambino senza arrecargli danno:
1) Quando il bambino ha una crisi di terrore, è importante mantenere la calma. Non scuoterlo mai né tantomeno gridare in presenza di un episodio di terrore notturno, questo peggiorerebbe le cose. Molto meglio aspettare e calmare il bambino con tranquillità. Talvolta il sentimento di impotenza nei confronti del bambino è forte ma è importante non farlo spaventare maggiormente.
2) Durante l’attacco di terrore il bambino non sarà sveglio. Quando si accorre da lui, bisogna fare attenzione a non svegliarlo prendendolo in braccio, poiché ciò potrebbe peggiorare e prolungare ancora di più la crisi in corso. Piuttosto, è possibile accarezzarlo con dolcezza facendogli comunque percepire la vostra presenza al suo fianco. Anche se lui urlerà e piangerà per alcuni istanti, è importante cercare di parlargli a bassa voce.
3) Probabilmente, se il bambino ha avuto una crisi, la causa sarà da ricercare in qualche avvenimento accaduto durante la giornata, che ha in qualche modo generato stress e tensione in lui. Pertanto è importante cercare di limitare gli stimoli nel corso della giornata e curare l’igiene del sonno (mantenere un regolare ritmo sonno veglia, evitare caffeina e coca-cola, ecc…).
4) Infine è controproducente riferire al bambino, il giorno seguente, quanto avvenuto durante la notte poiché questo potrebbe causare disturbi d’ansia.
                                               Dott.ssa Rita Manzo

sabato 5 gennaio 2013

I CAPRICCI DEI BAMBINI: COME VANNO AFFRONTATI?

Spesso le mamme descrivono i loro bambini come irrequieti, vivacissimi, dispettosi, maneschi e poco obbedienti, insomma, delle piccole pesti ingestibili, lasciando trasparire la loro sensazione di impotenza e spesso di incapacità nell’educare un figlio. I bambini fanno i capricci da sempre. I genitori di oggi però si dichiarano sempre più spesso spiazzati e incapaci di fronteggiarli. 
Questa "nuova" difficoltà non nasce dai bambini ma dal rapporto che i genitori hanno nei confronti dell'autorità. Oggi i genitori tendono ad avere un atteggiamento amichevole con i propri figli, il più possibile paritario. Mentre in passato era normale comandare i bambini a bacchetta e punire i loro capricci, oggi si rischia di cadere nell'eccesso opposto, quello di permettere tutto, tollerare capricci a oltranza, o di dare infinite spiegazioni sul perché di un ordine. È importante che un genitore manifesti nei confronti del figlio la propria autorevolezza in modo fermo.
Non si può dire che un bambino sia in sé ingestibile: talvolta serve un piccolo sforzo per aiutarlo a cambiare i suoi atteggiamenti, con risvolti positivi sia sulla serenità del bambino che per l’atmosfera familiare.

PERCHE’ I BAMBINI FANNO I CAPRICCI?
Quando i bambini fanno i capricci l'unica cosa che si desidera è che smettano. Ma perchè i bambini fanno i capricci?
Perché attraverso di essi il bambino cerca sempre di dire qualcosa al proprio genitore, di lanciargli un messaggio.
In alcuni casi è un modo di richiamare l’attenzione, perchè magari si sente trascurato.
In molti casi è solo il sonno, la stanchezza o l'arrivo della febbre che rende i bambini insofferenti.
In altri casi è una reazione a un sistema di divieti e di regole che percepisce eccessivo o confuso.
Può essere il suo modo di esprimere la competizione con un fratellino, piu' grande o piu' piccolo.
Può essere il modo di manifestare il suo disagio per qualcosa che accade in famiglia.
Perfino un campanello di allarme per qualcosa che il bambino subisce all'asilo o a scuola e di cui ritiene i genitori responsabili perchè ce lo portano o che non sa dire in altro modo.
E’ importante affrontare con serenità e fermezza il pianto del vostro bambino: cercate di capire se piange per un motivo giustificato. Se si lamenta per dolore, fame, paura, rispondete subito alla richiesta; se piange perché desidera qualcosa, potete decidere o meno di accontentarlo. Quando invece fa capricci, ignoratelo, non dategliela vinta al momento dei capricci o dei pianti; spesso i bambini fanno capricci per ottenere la vostra attenzione, per farvi cedere, per cambiare le vostre decisioni, per riuscire a fare quello che vogliono; piangono per farvi cambiare idea. Non cedete a questi ricatti!

SUGGERIMENTI UTILI PER GESTIRE I CAPRICCI DEI BAMBINI                 
Per gestire i capricci dei bambini, innanzitutto bisognerebbe rivedere quelle che sono le aspettative rispetto a come dovrebbe comportarsi il bambino e a ciò che è giusto aspettarsi da lui. Esigere, ad esempio, che il bambino non faccia disordine mentre sta giocando, che non butti a terra le briciole mentre mangia, che obbedisca immediatamente ad ogni ordine impartito, significa avere aspettative che saranno sicuramente deluse portando le madri a diventare esse stesse l’origine della loro frustrazione.
Ecco alcuni consigli per gestire al meglio i capricci dei piccoli:

LE REGOLE
Le regole e il rispetto delle regole sono il miglior modo di accompagnare la crescita di un bambino.
E’ importante individuare alcune regole semplici e pretendere che siano rispettate, senza mostrare segni di cedimento. No significa NO! il “no” detto una volta non può diventare per magia un “sì” nel momento in cui ci si trova davanti a dei capricci, solo per far in modo che il piccolo la smetta. Inoltre è importante essere coerenti con le regole date e mantenere chiaro ciò che è permesso e ciò che è vietato. Quello che è vietato non può diventare permesso a seconda dell'umore o della stanchezza. E’ fondamentale mantenere un atteggiamento uniforme tra mamma e papà. E’ sbagliato che la mamma vieti e il papà conceda, o viceversa.

I RIMPROVERI
Non è molto utile urlare o aggredire il bambino nel momento in cui fa i capricci o compie un’azione ritenuta non corretta, perché nel tempo questo atteggiamento perderà valore ed efficacia. E’ più utile, invece, comunicare al bambino con un tono calmo che il modo di comportarsi non è quello corretto, per poi suggerirgli come migliorare, “come certamente è in grado di fare”. E’ fondamentale infatti anche trasmettergli la nostra stima nei suoi confronti e nella possibilità che lui “possa essere veramente bravo”.

IL RAPPORTO GENITORI-FIGLI
Non è saggio pensare di stabilire con i propri figli un rapporto alla pari. Mettersi sullo stesso piano di un bambino è una terribile trappola, che mette in difficoltà i piccoli, perché si chiede loro di essere adulti anzi tempo. A 2 o 3 anni non date spiegazioni e non parlate di regole, ma applicatele senza discuterle.
Non cercate un rapporto alla pari col bambino finché non è maturo: se ha due anni non state a parlare di regole: il piccolo non ne comprende il significato; applicatele e basta. A 4-5 anni potete cominciare a parlare di disciplina al bambino, però evitate di stabilire con lui le regole, perché gli manca il giudizio necessario. Dall'età di 14-16 anni un adolescente può discutere di disciplina coi genitori e insieme potrete stabilire regole e punizioni. Quanto più voi genitori vi dimostrate democratici nei primi anni, tanto più rischiate di viziare vostro figlio. In genere i piccoli non sanno gestire le regole, siete voi come genitori che dovete invece stabilirle e farle rispettare.

L’ATTESA
E’ necessario insegnare al bambino ad attendere. Aspettare serve al bambino ad accettare meglio la frustrazione, ad imparare ad essere paziente. L'attesa non danneggia la crescita psicologica del bambino, anzi serve a rafforzarla.

Un modo per aiutare il bambino a tollerare la frustrazione può essere quello di abituarlo ogni tanto a cercare delle alternative rispetto alla cosa che vorrebbe, ad es. “non puoi mangiare il dolce prima di cena, però dopo cena si”.

ESISTE IL CAPRICCIO “ISTERICO”
A volte i capricci degenerano e il bambino prende a urlare, a scalciare e si butta per terra come impazzito. Specialmente quando questo avviene in luoghi pubblici, il genitore entra in crisi, temendo più che altro il giudizio di chi gli sta attorno.
Aggiungere le vostre grida alle sue o magari strattonarlo per "farlo ragionare" è del tutto controproducente. La tattica migliore in questo caso è provare ad ignorarlo del tutto finchè capirà da solo che con il suo atteggiamento non otterrà il risultato sperato e smetterà. Se non è possibile ignorarlo cercate di contenerlo con un atteggiamento fermo, senza agitarvi, portandolo in un luogo più tranquillo per aspettare che si tranquillizzi. La mente del bambino non si ferma mai troppo a lungo su qualcosa e in breve tempo si sarà dimenticato lui per primo dell'episodio. Molto importante in questi casi è non cedere alla  tentazione che “va bene tutto purchè la smetta”. Non bisogna cedere alla provocazione e iniziare anche noi a urlare e usare le mani. Lo sculaccione, le punizioni fisiche, le umiliazioni con aggettivi o giudizi che non hanno a che fare con l'accaduto, sono un modo violento di umiliarlo sia sul piano fisico che emotivo e non portano nessun risultato nel tempo.
E’ importante ricordare che il rispetto delle regole è accettabile per un bambino in un ambito di rispetto della sua persona. Se chiediamo rispetto per noi e per gli altri, dobbiamo portarlo anche a lui, tutti i giorni.

COSA SUCCEDE SE SI LASCIA CHE IL BAMBINO FACCIA I CAPRICCI?
Se non si impostano delle regole in modo costruttivo, il bambino viziato avrà dei problemi, specialmente dall'epoca della scuola in poi: sarà poco accettato dagli altri coetanei, perché troppo egocentrico e arrogante, sarà mal sopportato dagli insegnanti perché troppo insistente e poco docile. Voi stessi come genitori avrete difficoltà a volergli bene proprio per il suo comportamento. Alla lunga un bambino viziato diventa infelice e anche nelle situazioni scolastiche non raggiunge gli obiettivi didattici perché non motivato; inoltre, tende sempre più a rifiutarsi dall'affrontare i problemi della vita di tutti i giorni.
                                                         Dott.ssa Rita Manzo

Lascia pure un commento qui sotto!